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deRainfall Ottobre 2, 2008

“Triangolo delle Bermude” in reclutamento

Perché “Triangolo delle Bermude”? Dovuto al fatto che l’intero processo di reclutamento è basato principalmente sul lavoro con le persone. E sapendo che noi, come natura, siamo così imprevedibili, ecco come una sinuosa relazione è stata creata tra’: candidato – reclutatore – cliente. Da quando lavoro in questo settore, ho ascoltato, visto e vissuto tutti i tipi di esperienze – piacevoli ma anche meno piacevoli.

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Perché “Triangolo delle Bermude”? Dovuto al fatto che l’intero processo di reclutamento è basato principalmente sul lavoro con le persone. E sapendo che noi, come natura, siamo così imprevedibili, ecco come una sinuosa relazione è stata creata tra’: candidato – reclutatore – cliente. Da quando lavoro in questo settore, ho ascoltato, visto e vissuto tutti i tipi di esperienze – piacevoli ma anche meno piacevoli.

Perché “Triangolo delle Bermude”? Dovuto al fatto che l’intero processo di reclutamento è basato principalmente sul lavoro con le persone. E sapendo che noi, come natura, siamo così imprevedibili, ecco come una sinuosa relazione è stata creata tra’: candidato – reclutatore – cliente. Da quando lavoro in questo settore, ho ascoltato, visto e vissuto tutti i tipi di esperienze – piacevoli ma anche meno piacevoli.

Sfortunatamente, in questo momento, molti di noi non siamo consapevoli oppure troppo pocco consapevoli di quali sono i nostri ruoli in questa equazione. Dalla mia esperienza posso affermare che il reclutatore ha il ruolo più duro. Questo è la “leva” tra’ i candidati ed il datore di lavoro. Secondo i suoi successi o insuccessi potrebbe essere congratulato o insultato. Questo è responsabile di tutto ciò che sta succedendo durante l’intero processo d’assunzione, e dopo, durante la fase di follow-up. Questo è responsabile quando il cliente o il candidato è insoddisfatto dalla scelta che e’ stata fatta.

A un certo punto ho chiesto a me stessa: “Quali dovrebbero essere le qualità di un buon reclutatore?”. Dai libri e dalle voci si potrebbero creare un quadro che rappresenta una piccola parte di quello che sta realmente accadendo in pratica. Così come in altri settori, mi permetto ci consigliare di prendere un po’ dall’esperienza degli altri e piu’ dalle nostre esperienze professionali. I cosiddetti fallimenti fanno parte integrante di noi stessi, ci definiscono e ci completano come reclutatori. E come tutti sapiamo, quando si ha un successo, la gioia puo essere a breve o lungo termine.

Dopo di che, la domanda si e’ trasformata in “Come sarebbe il candidato perfetto?”. Per quale ragione mi pongo questa domanda? Affinché ci sono alcuni casi in cui mi sono chiesta quali sono i motivi per i quali certi candidatii applicano. Mi spiego: essi inviano i propri CV, sono programati per un intervista, ma non si presentano. La cosa peggiore è che sia’ chiudono i loro cellulari, sia’ non rispondono ai loro telefoni. Inoltre, quando sono chiamati essi potrebbero avere reazioni strane come: “perche mi disturbano questi, non si rendono conto che non sono interessato?”. In realtà quando adottano questo comportamento negativo creano danni soltanto a loro stessi. Anche se siamo nel bel mezzo di un mercato di reclutamento non stabile ed in continua movimentazione, i datori di lavoro come le societa’ che fanno reclutamento, cercano dipendenti stabili ed affidabili. Allora, alcuni candidati riescono a creare un’immagine di sé negativa, con questo attegiamento chiuso, reticente, sia nei confronti del reclutatore come davanti al cliente che il reclutatore rappresenta.

D’altra parte alcuni candidati “accusano” la società di reclutamento d’essere non serie e irresponsabili. Hanno ragione. Ci sono aziende che chiamano i candidati ad innumerevoli interviste e testi, e dopo che tutto sia finito trascurano, ignorarno o dimenticano di annunciare i candidati se sono passati o no alla fase successiva. E vero che e’ frustrante, perché molte volte il futuro di queste persone si basa sulle risposte positive o negative delle società di reclutamento.

Tuttavia, non dobbiamo trascurare il fatto che le societa’ di reclutamento sono legate anche loro dai clienti che loro rappresentano. Alcuni clienti potrebbero essere molto decisi e quando si svolgono gli incontri finali possono reagire in modo rapido ed efficiente. In cambio, altri clienti desiderano analizzare tutti i dettagli, osservare i candidati in situazioni diverse, e così via. Oppure, in altri casi i clienti rinunciano al processo di reclutamento per vari motivi. A causa di tutte queste e non solo, esiste la possibilità di ritardare l’intero processo di reclutamento. Ci sono stati momenti in cui mi sono chiesta: “Come sarebbe il cliente perfetto?”

A tutte queste tre domande ho trovato risposte simili: non esiste un reclutatore perfetto, non c’è un candidato ideale, e certamente non esiste un solo tipo di clienti. Ci sono innumerevoli tipologie, innumerevoli atteggiamenti, innumerevoli reazioni, e innumerevoli esperienze. Proprio per questo è la parte piu’ bella, la vera sfida che si nasconde dietro il processo di reclutamento.

Invece di una conclusione, mi permeterei di fare qualche suggerimento a tutti quelli che sono coinvolti in questo rapporto, il cosiddetto “Triangolo delle Bermude”:

  • Pensate a quello che effettivamente avete bisogno, che cosa sarebbe opportuno per voi: questo sia per i candidati, che per i datori di lavoro ed i reclutatori.
  • Analizzare attentamente le richieste, le offerte di lavoro, le offerte delle imprese di reclutamento, così come gli annunci ed il contenuto della richieste.
  • Ascoltate attivamente e con attenzione ciò che il vostro interlocutore vuole comunicare.
  • Fornite informazioni corrette ed in oggetto per tutte le parti coinvolte in questo processo.
  • Farte domande ogni volta che le informazioni non sono sufficienti e tutte le volte che non siete pienamente illuminati.
  • La trasparenza deve essere una realtà e non solo “per parlare di qualcosa” durante l’intervista.
  • In caso dei problemi, situazioni d’emergenza o, anche se una delle parti cambia la sua decisione, assicuratevi di annunciare questo fatto alle altre parti coinvolte.
  • Siate voi stessi, perché la falsità pesa niente o troppo pocco nei occhi dei vostri interlocutori.
  • Provate a non emettere pareri radicale sul tuo partner di discussione dopo la prima riunione.
  • Utilizzate l’empatia. Saresti stupiti di vedere quali sono i risultati che si possono ottenere!