articolo pubblicato nella rivista Consulting Review
Uno dei concetti più recenti nel mondo degli affari è quello di “Imprenditorialità Aziendale”, cioè l’attuazione delle pratiche imprenditoriali nella gestione di grandi imprese.
Che cosa significa? Dobbiamo capire che il modello aziendale di gestione, tanto elogiato negli ultimi 20 anni non è davvero la chiave per il successo? O che tutti i corsi MBA, i corsi di Management, leadership, pianificazione strategica, ecc … ai quali partecipano i dirigenti delle società non possiedono la chiave del successo e non forniscono tutte le risposte alle sfide che questi dirigenti devono affrontare?
articolo pubblicato nella rivista Consulting Review
Uno dei concetti più recenti nel mondo degli affari è quello di “Imprenditorialità Aziendale”, cioè l’attuazione delle pratiche imprenditoriali nella gestione di grandi imprese.
Che cosa significa? Dobbiamo capire che il modello aziendale di gestione, tanto elogiato negli ultimi 20 anni non è davvero la chiave per il successo? O che tutti i corsi MBA, i corsi di Management, leadership, pianificazione strategica, ecc … ai quali partecipano i dirigenti delle società non possiedono la chiave del successo e non forniscono tutte le risposte alle sfide che questi dirigenti devono affrontare?
Un anno fa ho avuto l’occasione di conoscere personalmente Larry Farrell, lo specialista americano di livello mondiale in ricerca e nell’elaborazione di programmi di Imprenditorialità e che ha creato il concetto di Imprenditorialità Aziendale.
L’incontro con Larry Farrell e, ulteriormente la collaborazione che abbiamo avviato quando abbiamo deciso di rappresentarlo in Romania, mi ha portato verso la luce di quello che mancava nel know-how dei manager aziendali, cioè lo spirito imprenditoriale.
Secondo la ricerca condotta da Larry Farrell negli ultimi 20 anni, la maggior parte dei fallimenti delle grandi aziende sono dovute alla perdita dello spirito imprenditoriale, il loro soffocamento nella burocrazia inutile e la mancanza di know-how imprenditoriale nel management di queste aziende.
Il modello è abbastanza semplice.
Ogni grande azienda è partita da un idea, un sogno di un imprenditore. Puoi è cresciuta ispirata dalla visione del imprenditore, dalla passione e del comportamento fino ad un livello in quale l’imprenditore ha deciso di fare un passo indietro e nominare alla direzione della società un manager professionista, meglio preparato, con tanta esperienza in management e tanti corsi alle spalle. Il manager sapeva benissimo organizzare, creare regole e procedure, delegare e motivare, ma non sapeva “crescere il business” perché questa è una qualità del imprenditore.
Ed è cosi che, dopo un periodo di tempo, la società rallenta la sua crescita ed entra in una nuova era della sua esistenza, il declino. Questo non significa assolutamente una diminuzione in valori assoluti, ma il più delle volte, una diminuzione in valori relativi, cioè una crescita più lenta rispetto alla concorrenza….
La fase di declino può durare diversi anni, dopo i quali o sono prese misure drastiche per portarla di nuovo su un trend ascendente (e qui si parla del concetto “Imprenditorialità Aziendale” lanciato da Larry Farrell ) o altrimenti, inevitabilmente, la società raggiungerà una fase di sopravvivenza, dalla quale uscirà sia attraverso una fusione o acquisizione da parte di un’altra società, sia attraverso un fallimento.
Il concetto di Imprenditorialità Aziendale è un concetto piuttosto recente, un ritorno a qualche pratiche e principi di base, comuni ai grandi imprenditori, che spesso mancano ai manager o ai dipendenti. Qui si crea una forma di comodità, il sentimento che le cose possono funzionare anche senza il suo contributo personale, che è normale avere giornate buone e meno buone, che le cose non dipendono fondamentalmente da lui….
Ebbene, l’imprenditore non può permettersi questo lusso. Sente il peso delle proprie decisioni ogni giorno, è costantemente sotto la pressione dei risultati e non sente mai il conforto del dipendente ed il relax del dipendente, indifferentemente dal fatto che il dipendente è manager oppure no.
A differenza della comodità del dipendente aziendale, l’imprenditore è in contatto permanente con la realtà e vive in ogni momento le conseguenze delle proprie decisioni.
Tuttavia, le richieste eseguite da The Farrell Company sul successo dei più importanti imprenditori hanno evidenziato una serie di prassi comuni che hanno costituito la base del loro successo. Queste possono essere centrate attorno a 4 principi fondamentali:
Lo scopo della missione
Gli imprenditori sono appassionati del senso della loro missione, indifferentemente del prodotto o servizio che portano sul mercato, convinti che la loro attività aggiunge valore, a confronto dei manager , che, il più delle volte sono appassionati soltanto dell’importanza del loro job e dei benefici.
Visione cliente/prodotto
Gli imprenditori conoscono in dettaglio i clienti ed i prodotti. Spesso, nelle grandi aziende, i dipendenti del back-office ma anche i dirigenti di livello medio non conoscono tutti i prodotti dell’azienda e fanno soltanto il loro dovere per la parte che gli spetta, niente di più.
In un azienda imprenditoriale, tutti i dipendenti conoscono i prodotti dell’azienda e sono interessati e motivati a sviluppare la società. I dipendenti fanno il loro meglio per servire meglio i clienti, cercando di sviluppare un buon rapporto con questi, perché per loro conta…
Innovazione di alta velocità
Un grosso problema per tutte le aziende, oggi, è la necessità di innovare rapidamente. La concorrenza è più intensa, motivo per il quale la necessità diventa critica e la innovazione diventa una preoccupazione costante di ogni dipendente di una società, un processo costante e continuo. I dipendenti sono coscienti che il futuro della società dipende dalla preoccupazione di ogni uno di innovare, creare e migliorare di continuo quello che fanno.
Auto-motivazione o comportamento auto-ispirato
Il più delle volte i “manager” aspettano di essere motivati. Non è la stessa cosa per gli imprenditori. Per loro la motivazione viene dall’interno, sono auto-motivati.
Per l’imprenditore la principale motivazione è quella di costruire qualcosa durevole, creare prodotti e sviluppare l’affare. Lui trova le risorse motivazionale in se stesso e con la sua attitudine, il suo entusiasmo e motivazione riesce a creare motivazione anche per quelli chi gli stano accanto.
Gli imprenditori affrontano ogni giorno le conseguenze, positive o negative, delle loro performance, conseguenze che provengono dai clienti e sono dirette e precise. Questo non succede mai in burocrazia.
Gli imprenditori dei nostri giorni sono persone normali che si trovano in situazioni straordinarie. Le differenze tra loro e i manager provengono da un senso acuto di questo potere delle conseguenze (positive e negative) e da un grado di auto-motivazione molto diverso.
Certo, non è una soluzione quella che tutti diventino imprenditori. La soluzione è quella di creare aziende più imprenditoriali, in quali si deve riuscire svegliare questo spirito imprenditoriale a tutti i livelli, cominciando con i top manager e continuando fino al ultimo dipendente.
Le aziende che riusciranno questa cosa assicureranno la loro continuità e le altre, che resteranno congelate in burocrazia, soffocate da inutili procedure e guidate da manager senza spirito imprenditoriale, finiranno per essere assolte da altri o in fallimento. Visto che i tempi del “corporate management” sono andati…è il momento di tornare ai modelli molto più flessibili di management, o in altre parole……più imprenditoriali….