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La liberalizzazione del mercato del lavoro per i rumeni

A seguito della firma del trattato di Adesione all’Unione Europea, Romania diventava membro a pieno titolo a partire dal 1 ° gennaio 2007. Tuttavia, a partire dal 2007 ed entro il 2011 il Trattato di Adesione prevedeva che i lavoratori del nostro paese non avranno libero accesso al mercato del lavoro dei paesi dell’Unione Europea perche la “ondata” di lavoratori rumeni comprometterebbe il mercato locale del lavoro. Di piu, utilisando la prerogativa chi era permessa, alcuni paesi come Austria, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Spagna (solo per i rumeni), Francia, Malta e naturalmente il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord hanno esteso il divieto entro la fine del 2013. Cosi, la circolazione veramente libera dei lavoratori dalla Romania e dalla Bulgaria, nelli stati membri dell`UE, si svolge all’inizio del 2014.

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A seguito della firma del trattato di Adesione all’Unione Europea, Romania diventava membro a pieno titolo a partire dal 1 ° gennaio 2007. Tuttavia, a partire dal 2007 ed entro il 2011 il Trattato di Adesione prevedeva che i lavoratori del nostro paese non avranno libero accesso al mercato del lavoro dei paesi dell’Unione Europea perche la “ondata” di lavoratori rumeni comprometterebbe il mercato locale del lavoro. Di piu, utilisando la prerogativa chi era permessa, alcuni paesi come Austria, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Spagna (solo per i rumeni), Francia, Malta e naturalmente il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord hanno esteso il divieto entro la fine del 2013. Cosi, la circolazione veramente libera dei lavoratori dalla Romania e dalla Bulgaria, nelli stati membri dell`UE, si svolge all’inizio del 2014.

A seguito della firma del trattato di Adesione all’Unione Europea, Romania diventava membro a pieno titolo a partire dal 1 ° gennaio 2007. Tuttavia, a partire dal 2007 ed entro il 2011 il Trattato di Adesione prevedeva che i lavoratori del nostro paese non avranno libero accesso al mercato del lavoro dei paesi dell’Unione Europea perche la “ondata” di lavoratori rumeni comprometterebbe il mercato locale del lavoro. Di piu, utilisando la prerogativa chi era permessa, alcuni paesi come Austria, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Spagna (solo per i rumeni), Francia, Malta e naturalmente il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord hanno esteso il divieto entro la fine del 2013. Cosi, la circolazione veramente libera dei lavoratori dalla Romania e dalla Bulgaria, nelli stati membri dell`UE, si svolge all’inizio del 2014.

La maggior parte dei rumeni che dell`estero lavorano in Italia, Spagna e Germania, secondo le statistiche di 2010 della Commissione Europea, cioè circa 2,1 milioni di lavoratori. La cifra reale è probabilmente più alta, perche le statistiche ufficiali non sono perfette.
Una serie di rapporti da parte della Commissione europea ha sottolineato che i paesi che hanno aperto le loro porte per la forza lavoro nuova arrivata, senza restrizioni, hanno avuto molti vantaggi, perche la migrazione dei lavoratori non ha sostituito quella già esistente, ma ha completato la richiesta per certe professioni.

Le destinazioni principali sono la Germania ed il Regno Unito, per il mercato dinamico, flessibile, in forte espansione, ma anche per i loro aiuti sociali. Gli uomini politici ed i imprenditori di questi paesi hanno, tuttavia, delle opinioni diverse sull`accettazione della manodopera straniera.
Il timore, almeno nel caso della Gran Bretagna, è uno più vecchio, a partire dal momento della prima ondata di ampliamento dell’UE, quando il “idraulico polacco” è venuto non solo per lavorare, ma specialmente per iniziare una nuova vita sull’isola, modo tale al censimento del 2011, ci sono stati registrati oltre 500 000 polacchi.
Le cifre presentate dal Daily Mail mostrano che 40.000 rumeni si muovono ogni anno nel Regno Unito, e un studio MigrationWatch Regno Unito mostra che questa cifra salirà a 70.000 nel gennaio 2014, dato che in Romania il salario medio è inferiore a 400 sterline al mese, mentre nel Regno Unito raggiunge 2208 sterline. La realtà dal 1 ° gennaio contraddice, almeno per ora, le statistiche allarmanti. Anche se la maggior parte dei rumeni desidera un posto di lavoro all`estero, essi sono rillutanti alle numerose offerte, perche l’ingenuità di alcuni li ha fatto pagare un caro prezzo nel passato.

La barriera linguistica è anche un aspetto di prendere in considerazione. Questo è forse uno dei motivi per i quali la maggior parte dei romeni ha scelto Italia e Spagna, paesi latini, o il Regno Unito, l’inglese essendo la lingua più studiata nelle scuole in Romania. Il timore dei britannici è, quindi, parzialmente fondata.
Bisogna dire che un lavoro migliore perseguono anche i rumeni partiti, alcuni di loro partiti anni fa all`estero, ma che la crisi economica seguita da una forte recessione li ha fatto muoversi verso paesi più sviluppati. Così ci sono state delle massicce partenze da Spagna, Italia, Grecia, Portogallo, Paesi Bassi, Belgio, Paesi Scandinavi, Germania e naturalmente del Regno Unito.
L’apporto dei nuovi arrivati è evidente. Una volta impiegati pagheranno le tasse allo Stato, avranno probabilmente posti di lavoro per quali c’è già un deficito di personale, o che i lavoratori locali rifiutano. Tutte queste non fanno che migliorare il benessere dei paesi li dànno una possibilità.

Le offerte di lavoro cercate sono generalmente in agricoltura per i lavoratori non qualificati che di qualche tempo lavorano come stagionali. Dei lavoratori di qualificati, gli idraulici, i saldatori, gli elettricisti, i muratori, sono quelli che trovano un` occupazione il più facilmente. Altri settori ricercati sono la medicina, l’ingegneria e l`IT. Un esodo di professionisti in questi settori farebbe possibile che questi problemi di lavoro si trovino nel nostro paese. Già sentiamo questo effetto nel settore medicale. Quindi, i timori occidentali sono e non sono realmente giustificati, ovvero “l`invasione” non si è verificato e può o non può verificarsi. Il più probabilmente, quelli che hanno voluto andare all’estero per svolgere delle attività hanno iniziato già il lungo esilio. È certamente possibile che sia delle altre partenze, ma non così tanti come hanno paura.