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deCosmin Galu Gennaio 23, 2008

Il paese del “non si può”

Sei mai stato nel paese del non si può?

Se no, permettimi di raccontarti qualcosa dal giornale della mia ultima avventura nel paese del non si può. Comincerò la mia storia dal momento in cui sono entrato in Romania.

Dopo un lungo, ma molto piacevole viaggio, sono arrivato ai confini del nostro paese. Dopo il controllo dei documenti d’identità, chiedo al poliziotto doganale: Da dove posso comprare una vignetta di viaggio? Il poliziotto mi butta in fretta il passaporto e mi risponde: Da qua non si può! e mi fa il segno di avanzare

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Sei mai stato nel paese del non si può?

Se no, permettimi di raccontarti qualcosa dal giornale della mia ultima avventura nel paese del non si può. Comincerò la mia storia dal momento in cui sono entrato in Romania.

Dopo un lungo, ma molto piacevole viaggio, sono arrivato ai confini del nostro paese. Dopo il controllo dei documenti d’identità, chiedo al poliziotto doganale: Da dove posso comprare una vignetta di viaggio? Il poliziotto mi butta in fretta il passaporto e mi risponde: Da qua non si può! e mi fa il segno di avanzare

Sei mai stato nel paese del non si può?

Se no, permettimi di raccontarti qualcosa dal giornale della mia ultima avventura nel paese del non si può. Comincerò la mia storia dal momento in cui sono entrato in Romania.

Dopo un lungo, ma molto piacevole viaggio, sono arrivato ai confini del nostro paese. Dopo il controllo dei documenti d’identità, chiedo al poliziotto doganale: Da dove posso comprare una vignetta di viaggio? Il poliziotto mi butta in fretta il passaporto e mi risponde: Da qua non si può! e mi fa il segno di avanzare

Dopo qualche centinaio di metri, vedo un distributore di benzina. Parcheggio la macchina col scopo di pulire il parabrezza della macchina e di andare in bagno. Dopo aver finita l’operazione della pulizia m’indirizzo in fretta verso il bagno. Provo ad aprire la porta e non riesco. Lego una nota che si trova sulla porta: La chiave del bagno si trova al cassiere. Corro al cassiere e chiedo la chiave: Potrei cortesemente utilizzare il vostro bagno?. Il cassiere sorride: Oggi non si può. Da tre giorni si è guastata. Il sudore m’invade le tempie… Va bene, però per voi, gli impiegati, non e difficile lavorare tanti giorni senza un gruppo sanitario? Il cassiere alza gli occhi dal computer e mi risponde secco: Abbiamo un gruppo sanitario di servizio. Rimango bloccato per qualche secondo…

Soprappensiero ma anche inquieto m’indirizzo verso la machina e parto. Dopo 20 km vedo un nuovo distributore di benzina, questa vola più grande e con un ristorante vicino. Le mie speranze s’indirizzano verso questo posto. Entro nel ristorante ed identifico il bagno. Non ha nessun biglietto sulla porta. Buon segno! Le speranze mi sono confermate, torno nel ristorante sì mi sedo ad una delle tavole, aspettando tranquillo il cameriere. Dopo parecchi minuti mi si chiede cosa voglio ordinare e sollecito un piato dal menu. Ricevo la seguente risposta: Sa, i menu sono vecchi e non si può ordinare il piato sollecitato. Divento sempre più inquieto per quello che mi sta succedendo. Avevo sentito di questo paese che ha un popolo accogliente. Ordino un caffé e lascio il ristorante.

Questo è stato il primo giorno nel paese del non si può. Non so quanto conosciuta o familiare è per te questa storia. Io mi confronto ogni giorno con non si può, cominciando dai solleciti indirizzati ai rappresentanti degli enti pubblici fino alla collaborazione con tanti degli dipendenti delle aziende private.

Ecco perché penso che il più importante investimento a cui deve pensare una compagnia privata, ma anche i dirigenti degli enti pubblici è l’investimento nell’educare della risorsa umana. Indifferentemente quanto investiremmo nella parte immobiliare, in tecnologia ed in logistica della nostra compagnia, senza l’educazione dell’elemento umano e l’eliminazione di non si può dal nostro linguaggio, non riusciremmo mai ad ottenere delle performance negli affari pubblici o privati.