Nella riunione di Governo da Giovedi, 20 luglio, è stato adottato l’atto normativo attraverso quale il datore di lavoro dovrà pagare i contributi CAS e CASS al livello del salario minimo sull’economia anche per i contratti a tempo parziale.
Pertanto, ai sensi della presente ordinanza, i datori di lavoro saranno tenuti a versare i contributi sociali e sanitari al livello dello stipendio minimo anche nel caso dei contratti a tempo parziale.
La misura viene presa anche se lo stipendio del lavoratore a tempo parziale, relativo al numero di ore lavorate, è inferiore allo stipendio lordo minimo garantito dal paese. Così, ad esempio, se il dipendente part-time guadagna 600 lei stipendio lordo, il datore di lavoro sarà obbligato a pagare il contributo per la pensione e il contributo della salute al livello del salario minimo di 1.450 lei stipendio lordo.
Nella riunione di Governo da Giovedi, 20 luglio, è stato adottato l’atto normativo attraverso quale il datore di lavoro dovrà pagare i contributi CAS e CASS al livello del salario minimo sull’economia anche per i contratti a tempo parziale.
Pertanto, ai sensi della presente ordinanza, i datori di lavoro saranno tenuti a versare i contributi sociali e sanitari al livello dello stipendio minimo anche nel caso dei contratti a tempo parziale.
La misura viene presa anche se lo stipendio del lavoratore a tempo parziale, relativo al numero di ore lavorate, è inferiore allo stipendio lordo minimo garantito dal paese. Così, ad esempio, se il dipendente part-time guadagna 600 lei stipendio lordo, il datore di lavoro sarà obbligato a pagare il contributo per la pensione e il contributo della salute al livello del salario minimo di 1.450 lei stipendio lordo.
Le eccezioni a questa disposizione sono: gli allievi, i pensionati e gli studenti. Le eccezioni includono anche gli apprendisti fino all’età di 18 anni, le persone con disabilità che hanno il diritto di lavorare meno di otto ore al giorno riconosciute dalla legge o coloro che guadagnano reddito da più contratti di lavoro e uno di loro è a tempo pieno.
Il nuovo regolamento entrerà in vigore il 1 ° Agosto e deve essere applicato a partire dai stipendi del mese di Agosto 2017.
Secondo il Governo, a questa data esistono 500.000 contratti a tempo parziale. La misura è dichiarata come una a favore dei lavoratori, proponendosi a ridurre il lavoro illegale. Secondo il Governo, questa misura si basa sull’ipotesi che la maggior parte dei dipendenti a tempo parziale siano in realtà impiegati a tempo pieno, dichiarati con meno ore, in modo che i datori di lavoro possano evitare di pagare le tasse.
Dal nostro punto di vista, la presunzione è sbagliata, nell’economia reale esiste un numero consistente di dipendenti che lavorano a tempo parziale a causa delle caratteristiche dei rispettivi lavori e delle necessità reali delle imprese per determinate attività. Pertanto, anche se in realtà la misura viene attuata solo per generare entrate supplementari per il bilancio, infatti, a nostro avviso, questo avrà l’effetto opposto, poiché molti datori di lavoro preferiscono ridistribuire i compiti part-time ai dipendenti che già lavorano a tempo pieno e preferiscono pagare ore di straordinario piuttosto che pagare una somma superiore per un carico di lavoro inferiore.
Ultimo ma non meno importante, i dipendenti a tempo parziale sono più spesso persone in posti di lavoro svantaggiati o poco pagati. Sfortunatamente, questa misura, apparentemente di natura di protezione sociale, avrà infine un impatto negativo esattamente sulle categorie che intende proteggere.